LE EMOZIONI COME SUPPORTO ALLE DECISIONI
Il primo articolo del mio blog intende analizzare brevemente un aspetto poco considerato eppur cruciale nell’ambito del “decision making”, anche aziendale.
Cosa sono e a cosa servono le emozioni
“Le reazioni emotive sono utili nell’elaborazione delle informazioni legate agli stimoli che provengono dall’ambiente (Zajonc, 1980) e fanno parte integrante del processo decisionale.
L’emozione, infatti, è uno strumento per la decisione, è il potente mezzo di previsione di un cervello che anticipa e progetta le proprie intenzioni.
Come sottolineano Gigerenzer e Todd (1999), le emozioni ci aiutano a far fronte ai vari livelli di complessità che ci troviamo ad affrontare accelerando la spinta verso la soluzione del problema. Così la paura ci suggerisce che c’è un pericolo dal quale dobbiamo difenderci o la presenza di un nemico che può farci del male.
Le emozioni nell’evoluzione umana
Sotto questo punto di vista gli aspetti cognitivi ed emotivi partecipano allo stesso processo di adattamento all’ambiente sviluppato nel corso di milioni di anni. Hanno costituito una sorta di abbinamento vincente che ha permesso all’uomo di sopravvivere (Hastie, 2001). Le emozioni non sono forze indomate o vestigia del nostro passato animale, ma hanno sempre la funzione di proteggerci.
Alcuni studiosi di paleoneurologia, infatti, affermano che, legata alla sopravvivenza, si sia sviluppata una selezione a vantaggio della specie che ha sviluppato nel cervello una capacità di individuare prima di altre i segni della presenza di un pericolo e a reagire attraverso due fondamentali meccanismi: quello della fuga o dell’attacco. Da questo si può capire come la paura (fuga) e la rabbia (attacco) siano prima di tutto funzionamenti neurobiologici automatici. Sta poi alla persona imparare a controllarli.
La paura
La reazione fondamentale di fronte al presentarsi di un possibile pericolo è la paura. Si tratta di una reazione normale del cervello che nel corso dell’evoluzione ha imparato ad attivarsi automaticamente quando c’è un rischio per l’incolumità. La paura quindi non è da intendersi come segno di debolezza, ma rispecchia un meccanismo mentale cognitivo che abbiamo ereditato dai nostri antenati.
Tutto ciò mi fa pensare al concetto di coraggio inteso non come assenza di paura (incoscienza) ma come capacità di fronteggiare il contesto nonostante la paura che viene gestita con consapevolezza, lucidità e oggettività.
Gli studi di Schwartz
Secondo Tony Schwartz l’energia vitale (imprescindibile per alimentare l’azione, la lotta) si compone di quattro dimensioni:
- fisica (fitness, sonno, nutrizione, …)
- emotiva (potenziamento delle emozioni positive)
- mentale (capacità di concentraci su di una cosa per volta – no multitasking)
- spirituale (definizione di uno scopo sovraordinato)
In questo senso, dunque, le emozioni sono una componente cruciale dell’individuo, lo plasmano e lo rendono di fatto quello che è.
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